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Se i marchi stranieri si scrivessero come si leggono

By wired 19 Gennaio 2016

Nella serie del CloudBuster Studio i loghi di alcuni tra i marchi più celebri del mondo si adattano alla pronuncia italiana

Italiani e lingue straniere. Un rapporto non sempre idilliaco, che procede da anni su un cammino fatto di strafalcioni colossali e simil-parodie perfettamente in equilibrio tra l’ignoranza e la genialità assoluta.

Nasce così una serie interamente dedicata alla fonetica dei brand.

“L’idea ci è venuta scherzando con un nostro amico che aveva difficoltà a pronunciare il nome di un calciatore straniero, il portiere del Borussia Dortmund, Roman Weidenfeller: lui aveva deciso di ribattezzarlo Uindelfelder“, spiega Marco Madonna. “Da lì abbiamo deciso di creare una serie di loghi modificati proprio per aiutare chi come il nostro amico, ha difficoltà nella pronuncia corretta delle parole straniere”. Google diventa così Gugol, mentre la casa automobilistica francese Renault passa al più intuitivo Renò. E poi c’è il nostro Wired, che in pieno spirito di semplificazione avrebbe deciso di rinominarsi Uaird.

A noi, tutto sommato, è andata piuttosto bene. Altri marchi, invece, hanno dovuto sventolare bandiera bianca e arrendersi alla pronuncia italiana anche in veste ufficiale. Un esempio? Colgate, che per conquistare il mercato tricolore ha deciso di rinunciare alle origini americane del proprio nome. Perché forse il dentifricioColgheit non avrebbe avuto lo stesso successo commerciale.

 

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